Domenico Bennardi SINDACO

Il fenomeno dei BarCamp


21 Gennaio 2007 | Pubblicato da


Il fenomeno BarCamp ha origini americane, ma è già approdato in Italia, la unconference come è stata chiamata, letteralmente sarebbe una sconferenza o non conferenza. Si tratta di una tipologia nuova di incontro e dibattito, un convegno Open-source, senza inviti né gerarchie, la cui regola principale è tutti partecipanti e nessuno spettatore. Il pubblico diventa così parte attiva (non passiva) all’evento stesso, da fruitori ad autori dei contenuti. Contenuti che vengono condivisi, scambiati e rielaborati, senza un ristretto numero di relatori, ma preparati in maniera partecipativa, preliminarmente online grazie al formato wiki. Lo scopo è quello di imparare e condividere la conoscenza in un ambiente libero e aperto, Open appunto.

Libertà e partecipazione collettiva, che però non vuol dire assenza di regole, anzi queste ci sono e sono pianificate prima, dagli stessi autori-fruitori dell’evento, via web. Si crea una lista di interventi, vengono indicati i temi di cui si vorrebbe parlare, segnalando anche la durata prevista e il tipo di materiale presentato (slides, demo, ecc…).

I primi a sviluppare l’idea e il concetto di BarCamp, mettendolo in pratica furono gli americani che ne 2005 si riunirono in duecento a Palo Alto, dando vita a questo fenomeno che è ormai anche un trand, in costante crescita.Partecipanti sono vari utenti, bloggers soprattutto, web designer, programmatori, architetti di rete, creativi, ma anche qualche docente universitario.

Organizzare un BarCamp non è molto difficile proprio per l’aiuto sinergico offerto dagli stessi partecipanti-attivi all’evento, attivi già subito nella fase preliminare e organizzativa. Esiste il sito www.barcamp.org che permette la promozione dell’idea e offre la piattaforma online su cui lavorare per la pianificazione della “s-conferenza”. Si stabilisce un Where, un Why, un When e si parte.La location può essere anche contemporaneamente in aree diverse del Paese o addirittura in Nazioni diverse.

Le regole sono poche ma ben chiare. Tutti i partecipanti devono mostrare una demo, preparare una presentazione, una discussione o una sessione. Altrimenti possono offrirsi come volontari e contribuire in qualche modo al supporto logistico-organizzativo dell’evento. Tutte le presentazioni devono avvenire il giorno del barcamp. E’ necessario preparare in anticipo la propria presentazione. arrivare presto al mattino in modo da prendere uno spazio in bacheca per segnare il titolo della propria presentazione. Le persone presenti all’evento sceglieranno quali demo o presentazioni vogliono ascoltare. Chi presenta si impegna a pubblicare nel web le slide, le note, l’audio e/o il video della sua presentazione, in modo che anche chi non era presente ne possa beneficiare (una sorta di atti del convegno anche se si tratta di contenuti gratuiti e accessibili a tutti).

I temi affrontati sono tanti e vari, da quelli tecnici a quelli sociali, dall’ufologia ai videogame. La filosofia unificante è quello dello sharing, della condivisione, non solo di contenuti, ma anche di mezzi di trasporto per poter arrivare nella location, è così online ci si organizza per un car-sharing. Non a caso i partecipanti vengono anche chiamati in gergo campers, proprio perché i campeggiatori sono abituati a condividere tutto.

A farla da padrone, però, è la dimensione sociale della rete: il social networking e tutte le sue diramazioni, gli usi possibili e quelli solo immaginabili, fino agli impieghi della tecnologia digitale come motore di un’azione sul territorio. Ma si discute (e si blogga in tempo reale) anche di web semantico, di ibridi mediali, di aziende 2.0, della nuova filosofia del web 2.0, di accessibilità, di neutralità della rete, del miraggio di una burocrazia semplificata dall’uso del web (e-governament).


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Questo articolo è stato scritto da Domenico Bennardi